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Con il Building Information Modeling (BIM) si è aperta la strada verso nuove opportunità professionali per i tecnici.

Architetti e ingegneri stanno ampliando le proprie competenze, assumendo funzioni di consulenza, formazione e supporto alla pubblica amministrazione, e contribuendo così all’innovazione dei processi destinati alla realizzazione e costruzione delle opere. 

Un passo reso decisivo dall’introduzione, dal Codice appalti, dell’obbligo, dal 1° gennaio 2025, di utilizzare il Bim per le gare sopra i due milioni, soglia che scenderà a un milione a partire dal 2026.  

La risposta del settore è stata significativa: un numero crescente di professionisti sta infatti richiedendo certificazioni specifiche per adeguarsi alle nuove competenze richieste e cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione del comparto edilizio.

Secondo Accredia, l’ente che certifica le competenze tecniche in Italia, infatti sono già oltre 8.000 i professionisti qualificati come BIM Manager, Specialist o Coordinator.

Ma cosa significa davvero lavorare con il BIM?

Vediamo insieme di cosa si tratta e quali nuove responsabilità porta con sé per i professionisti del settore.

Building Information Modeling (BIM): normativa, vantaggi e rischi professionali. 

Il Building Information Modeling è una metodologia di gestione dei progetti che si basa sull’utilizzo di un modello digitale tridimensionale che contiene tutte le informazioni sulla realizzazione di un’opera: materiali, costi, tempi, manutenzioni e a tutte le fasi del ciclo di vita dell’opera.

In pratica, il BIM consente di avere tutto il progetto sotto controllo, in un unico ambiente digitale dove architetti, ingegneri, imprese e committenti possono collaborare in modo trasparente e coordinato.

La norma e gli obblighi per le stazioni appaltanti.

Il BIM rappresenta uno dei pilastri della digitalizzazione dei contratti pubblici.
La sua introduzione è iniziata con il Codice degli Appalti del 2016, ed è stata poi rafforzata da vari decreti fino ad arrivare al nuovo Codice dei Contratti Pubblici del 2023, che ha reso l’uso obbligatorio per molti lavori pubblici.

Quest’ultimo, all’art.43, ne prevede l’uso obbligatorio per:

  • progetti di nuova costruzione e interventi su edifici esistenti con un valore stimato superiore a 2 milioni di euro;

  • lavori su beni culturali il cui importo superi i 5.382.000 euro.

Restano esclusi i casi di manutenzione straordinaria e ordinaria, ad esclusione dei lavori riguardanti opere già digitalizzate.

Per le stazioni appaltanti questo significa dover predisporre piani di formazione e aggiornamento tecnologico, oltre a dotarsi di una struttura organizzativa adeguata alla gestione digitale dei progetti.

Inoltre, la normativa prevede la nomina di tre figure chiave: il CDE Manager, responsabile dell’ambiente di condivisione dei dati; il BIM Manager, che coordina i processi digitali; e il BIM Coordinator, che gestisce i flussi informativi dei singoli interventi.

Ricordiamo, inoltre, che è possibile utilizzare il BIM anche in quei casi in cui non è obbligatorio.

I vantaggi dei BIM: pianificazione più accurata e condivisione delle informazioni. 

Il ricorso a questa metodologia è sempre più frequente, anche grazie ai numerosi vantaggi che offre, tra cui:

  • una collaborazione multidisciplinare, che mette in campo diverse competenze;

  • la riduzione di errori e costi, in quanto consente di individuare nell’immediato le possibili incongruenze, evitando modifiche costose in corso d’opera;

  • una maggiore trasparenza e controllo, grazie alla possibilità di tracciare e documentare ogni fase del progetto;

  • la gestione completa del ciclo di vita dell’opera, incluse la manutenzione e gli interventi futuri. 

Nuove responsabilità per i tecnici e adeguamento della Polizza RC Professionale.

Con il BIM, architetti e ingegneri stanno quindi assumendo nuove funzioni che vanno oltre la semplice progettazione. Non si tratta infatti del semplice utilizzo di un sistema digitale ma dell’applicazione e il rispetto di una serie di protocolli che richiedono numerose competenze. 

Per questo motivo molti professionisti negli ultimi mesi si sono chiesti come gestire sul piano assicurativo le nuove responsabilità derivanti dal BIM.

L’introduzione di questo sistema, infatti, attribuisce al tecnico diverse responsabilità modificando il profilo di rischio, ma senza introdurre obblighi o indicazioni specifiche su come adeguare la propria copertura assicurativa.

Nonostante non sia presente un obbligo normativo specifico, è fondamentale che architetti, ingegneri e altri professionisti del settore valutino attentamente la propria polizza RC Professionale, verificando che rispecchi le nuove attività svolte e le relative esposizioni al rischio.

L’adeguamento della polizza può prevedere, ad esempio, una revisione dei massimali di copertura, l’inserimento di estensioni specifiche per la gestione digitale dei progetti o l’aggiornamento delle clausole di retroattività per tutelarsi anche in caso di errori riscontrati successivamente. 

Per orientarsi in modo corretto, è consigliabile rivolgersi a consulenti assicurativi specializzati, in grado di personalizzare le coperture in base alle nuove esigenze del professionista tecnico.

Su ConvieneOnline.it sono disponibili diverse soluzioni dedicate ai professionisti, con brand di riferimento come Webind, Liberty Specialty Markets e Lloyd’s, che offrono polizze pensate per chi opera nel settore della progettazione e vuole essere tutelato anche nel nuovo scenario digitale introdotto dal BIM.

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