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È stato approvato il testo della Legge Delega sulla Riforma fiscale durante il Consiglio dei ministri del 5 ottobre.
Durante la conferenza stampa sono state annunciate dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Economia alcune delle novità che saranno introdotto con la riforma.
L’obiettivo è quello di attuare la semplificazione dell’IRES e il superamento dell’IRAP.
Inoltre si interverrà, probabilmente, sul salto d’aliquota per i redditi da 28.000 a 55.000 euro, attualmente tassati al 38% (11 punti in più rispetto allo scaglione precedente per i quali l’IRPEF dovuta è del 27%).
Tra le possibili riforme c’è anche quella che riguarda il Catasto.
 
 

Catasto: cos’è

 
Il Catasto, sottoposto a riforma nel 2015, consiste in un archivio degli immobili dello Stato e fornisce le informazioni riguardanti la localizzazione geografica e le caratteristiche di un immobile, inclusa la sua destinazione d’uso.
L’articolo 1 della Legge Fondamentale del 1886 definisce il Catasto come “Catasto GEOMETRICO PARTICELLARE, fondato sulla MISURA e sulla STIMA, non probatorio, allo scopo di accertare la “proprietà” immobiliare, evidenziarne le mutazioni e determinare le imposte”.
In Italia sono presenti due sezioni: il Catasto dei Terreni e il Catasto dei Fabbricati.
Il primo raccoglie l’elenco di tutti i terreni di natura agricola e non edificabili, mentre il secondo comprende le costruzioni di natura civile, industriale e commerciale.
 
 

La riforma del Catasto

 
Le principali novità riguardano l'abbandono dei vani catastali e l'adozione, come criterio di calcolo, dei metri quadrati.  Il valore di reddito degli immobili potrebbe essere adeguato a quello medio di mercato e potrebbero essere ridotte le attuali categorie catastali.
Gli immobili potrebbero essere suddivisi in due grandi categorie, in base alla destinazione d'uso.
Da una parte le unità Ordinarie, per cui verrebbe usato come unità di misura solo il metro quadrato, precisando i criteri di calcolo della superficie dell'unità immobiliare.
Dall'altra quelle Speciali sulle quali potrebbero essere applicate funzioni statistiche per determinare valore di mercato, localizzazione e caratteristiche edilizie degli immobili per ogni destinazione catastale.
Un altro step potrebbe essere quello di superare il divario tra il valore degli immobili dei centri storici e quelli delle periferie. Per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere associato al valore del bene quello del reddito. Negli atti di compravendita, in realtà, viene già indicato il prezzo reale d’acquisto, oltre al valore catastale, senza che il primo influisca tuttavia sulle imposte. 
 
 

Quali potrebbero essere le conseguenze?

 
Se la riforma dovesse andare in porto ad essere maggiormente colpiti sarebbero soprattutto i proprietari degli immobili residenziali situati nelle grandi città. Prendendo come esempio Milano, se le tasse sugli immobili saranno calcolate sui valori di mercato, gli imponibili fiscali crescerebbero di cinque volte in centro e del doppio in periferia.
Del resto, il sistema di accatastamento degli immobili in Italia è superato, e particolarmente critico, in quanto basato su un sistema normativo del 1939, da cui deriva il paradosso di case nel centro storico, di lusso, valutate come case popolari.
Inoltre si potrebbe ottenere un incremento delle entrate in seguito all'individuazione di immobili al momento sconosciuti al sistema fiscale, combattendo, in questo modo l’evasione su IMU e sulle imposte sulle locazioni.
 
 

Quanto entrerà in vigore?

 
L’articolo 1 del testo della legge delega, formato da 10 articoli, prevede 18 mesi di tempo, per il Governo, per l’adozione dei decreti delegati.
Per quanto riguarda la riforma del Catasto, se dovesse essere approvata, si dovrà comunque attendere cinque anni perché questa diventi effettiva.
Un primo intervento sulla riduzione del cuneo fiscale potrebbe invece essere già introdotto dalla Legge di bilancio 2022.

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