Con Welfare aziendale si intende un insieme di benefit e prestazioni a favore dei dipendenti, di natura non monetaria, che si pongono l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e il benessere dei lavoratori e dei loro familiari.
In generale le forme di Welfare aziendale comprendono diversi tipi di servizi come: sostegno e assistenza sanitaria; iniziative volte a una migliore conciliazione famiglia-lavoro (permessi, congedi extra, baby-sitter); servizi di trasporto; predisposizione di mense interne e palestre; convenzioni con vari tipi di strutture.
La Storia
Dopo la seconda guerra mondiale il primo a ricorrere a questo tipo di strumenti è stato Adriano Olivetti che ha istituito una serie di servizi e strutture per i propri dipendenti come asili nido, biblioteche e ambulatori medici. Inoltre l’azienda si è distinta per aver introdotto forme di sostegno alla maternità, misure che, ai quei tempi, ebbero un grande impatto culturale e politico.
Olivetti fu il precursore di una strategia aziendale che venne in seguito adottata da altri grandi imprenditori come Enrico Mattei e Aldo Fascetti.
Dopo una breve fasi di stallo, in seguito all’espansione dell’assistenzialismo statale tra gli anni Sessanta e Settanta, il welfare aziendale torna a diffondersi negli anni Ottanta attraverso una forma nuova importata in Italia dalle grandi multinazionali americane: i fringe-benefit, o benefici accessori.
La maggiore diffusione degli ultimi anni è dovuta alla legge di Stabilità 2016, che prevede numerosi benefici fiscali per le aziende che ricorrono al welfare aziendale.
Tali benefici sono stati ampliati dalla legge di Stabilità 2017, inoltre la legge di Bilancio 2018 ha introdotto alcune novità come la copertura delle spese di abbonamento per il tragitto casa-lavoro.
Infine, il Covid-19 ha dato un ulteriore spinta all’adozione di questo sistema, in seguito alla decisione del Governo di innalzare la soglia di esenzione dei fringe-benefits per limitare l’impatto economico della pandemia.
Il Welfare aziendale in Italia oggi
Secondo uno studio del Welfare Index PMI, condotto, tra il 2029 e il 2020, su un campione aggregato di 6.404 PMI, emerge una media italiana di 48,7% di imprese che hanno adottato iniziative di welfare aziendale.
Sul piano regionale il Nord presenta livelli di attività più elevati rispetto a quelle del Centro e del Sud. Tuttavia si tratta di differenze non eclatanti che distaccano le regioni del Nord del 10% rispetto a quelle del Sud (50% Nord, contro il 40% del Sud).
In generale, è emerso che in tutte le PMI che hanno adottato almeno un’iniziativa aggiuntiva, a quelle previste dalla contrattazione collettiva nazionale, il tasso di proattività ha superato il 60% e, in alcuni casi, il 70%.
I vantaggi del Welfare aziendale
Il welfare aziendale, infatti, oltre a rappresentare per l’azienda un’opportunità per ottenere sgravi fiscali, influisce positivamente sull’ambiente di lavoro e la produttività dei dipendenti.
I servizi offerti incrementano il potere d’acquisto delle famiglie senza aumentare il loro reddito imponibile e il peso dell’erario sul datore di lavoro.
Ne consegue: una maggiore motivazione dei lavoratori, una migliore reputazione per l’azienda e la possibilità di attrare personale sempre più qualificato.
Inoltre rappresentano un grande contributo per l’intera comunità perché riducono il peso del welfare pubblico colmando alcuni vuoti che generano malcontento generale e instabilità politica ed economica.
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La Polizza welfare Aziendale comprende diverse soluzioni e coperture che soddisfano le esigenze di tutti i tipi di aziende e imprese.
L’azienda deve scegliere il piano più adatto alla propria struttura, necessità e preferenze dei lavoratori.
Tra le tutele più comuni, troviamo la copertura per:
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esami, visite e accertamenti presso medici specialisti e ricoveri presso strutture specializzate,
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Interventi Chirurgici;
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spese per prestazioni extraospedaliere.
Inoltre sono comprese:
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assistenza e consulenza medica in caso di malattia e infortunio;
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esami di radiologica.
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Flexible benefits, che garantisce ai dipendenti un “credito” da utilizzare in diversi modi: istruzione, sport, previdenza complementare, assistenza sociale e molto altro.
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