terzo settore e registro unico inizio il 21 aprile

Dopo tanta attesa il 21 aprile dovrebbe finalmente arrivare il Registro Unico del Terzo settore.
A partire da questa data infatti 27.300 associazioni di promozione sociale e 36.567 organizzazioni di volontariato dovrebbero migrare dai registri regionali e delle province autonome al nuovo Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts).
Inoltre potrebbero iscriversi ancora 359.574 enti non profit che, secondo i dati Istat pubblicati nel 2020, raccolgono 853.476 dipendenti e oltre 5 milioni di volontari.



Le Regioni già al lavoro


Per garantire la fluidità del processo le Regioni, a cui è stata affidata la gestione territoriale del Registro, sono state esortate a farsi trovare pronte per il 21 aprile. Alessandro Cappuccio, coordinatore tecnico della commissione politiche sociali della Conferenza Stato-Regioni, ha dichiarato che stanno “completando la formazione giuridica e informatica dei funzionari regionali che si occuperanno del Registro unico”. 
Il 21 aprile scade infatti il tempo concesso alle Regioni dal Codice del Terzo settore per attuare le regole di iscrizione e cancellazione degli enti in vista del Registro Unico, così com’era stato stabilito con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto del ministero del Lavoro del 15 settembre 2020.



Gli obiettivi della riforma


Se saranno rispettati i tempi quella del 21 aprile sarebbe una data storica in cui finalmente si concretizzerà la riforma del Terzo Settore, avviata con la legge delega 106/2016


Tra le finalità della norma evidenziamo: 
    • la semplificazione del procedimento per il riconoscimento della personalità giuridica;
    • l’individuazione delle disposizioni comuni da applicare agli enti del Terzo settore;
    • la volontà di garantire, negli appalti pubblici, condizioni economiche non inferiori a quelle previste dai contratti;
    • la definizione delle informazioni obbligatorie e unitarie da inserire negli statuti e negli atti costitutivi.


L’obiettivo è infatti quello di regolare un settore che è stato penalizzato proprio dalla mancanza di uniformità. 
In questo modo sarà possibile armonizzazione le diverse discipline vigenti in materia di volontariato e garantire un maggiore riconoscimento delle tutele per i volontari e le organizzazioni che operano sul campo. 


Inoltre l’introduzione di criteri e limiti riguardanti le modalità di impiego dei volontari, e il relativo rimborso spese, preserverà il carattere di gratuità e di estraneità alla prestazione lavorativa.
Inoltre il decreto legislativo 117/2017, Codice del Terzo settore, entrato in vigore il 3 agosto 2017, provvede al riordino delle disposizioni vigenti inclusa la disciplina tributaria che si applica a tali enti. Il codice si configura quindi come uno strumento unitario in grado di garantire la coerenza giuridica al fine di tutelare i cittadini che decidono di operare in questa realtà perseguendo il bene comune.
Un grande passo avanti che nel lungo periodo potrebbe stimolare la cittadinanza attiva e l’integrazione sociale. 

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